L'accesso al borgo di Rocchettine
Rocchette si trova nel cuore della Sabina ed è quindi facilmente raggiungibile percorrendo l’autostrada A1 e uscendo al casello di Magliano Sabina. Dal casello si raggiunge dapprima l’abitato di Magliano per proseguire in direzione di Calvi dell’Umbria e scendere verso Montebuono. Poco prima di giungere a Montebuono, ad un incrocio si devia a sinistra in direzione di Rocchette (la stessa strada porta a Vacone e Cottanello). Raggiunto quindi Rocchette, si oltrepassa, si lascia sulla sinistra un fontanone e, poco dopo, proseguendo in direzione Vacone, si imbocca una strada sterrata. Percorsi circa 100 metri si attraversa il ponte sul Fiume Laia e si giunge in breve a toccare una radura dove si può parcheggiare. La torre circolare è davanti a noi e l’accesso al borgo è senza via obbligata.
Il luogo e la posizione
Le fortezze gemelle di Rocchette e Rocchettine sorgono nel cuore della Sabina circondate dai comuni di Montebuono, Vacone e del capoluogo Torri in Sabina. A pochi chilometri dal confine con l’Umbria, le fortezze dominano la gola del Fiume Laia, affluente del Torrente Imelle a sua volta affluente del Fiume Tevere. Rocchette e Rocchettine sorgono quindi nel punto in cui la valle subisce un forte restringimento, a strapiombo sulle acque del torrente. L’ambiente intorno alle fortificazioni è sicuramente uno dei più suggestivi che si possono incontrare nella Sabina del versante tiberino, ricco di boschi e di corsi d’acqua.
Le vicende storiche
Nel raccontare la storia di Rocchettine è d’obbligo parlarne insieme alla vicina Rocchette. Purtroppo non si hanno notizie precise dei fondatori di queste due fortezze gemelle. Gli unici dati certi di cui disponiamo sono il periodo di fondazione e le famiglie a cui appartennero prima di passare sotto la giurisdizione del comune di Torri in Sabina. La storia di Rocchettine è relativamente recente dato che la costruzione delle mura e del fortilizio avvennero insieme a quella della vicina Rocchette nel corso del XIII secolo d. C. Le due fortezze erano denominate Rocca Guidonesca (Rocchettine) e Rocca Bertalda (Rocchette) e furono costruite allo scopo di proteggere l’importante arteria che metteva in comunicazione Rieti con la valle del Fiume Tevere. Da nord vi si giungeva dal Passo di Fontecerro e il paese di Cottanello, mentre da sud i traffici provenivano da Montebuono e Magliano. Inizialmente possedimenti del vescovo della Sabina,
le due fortezze passarono ben presto sotto il dominio diretto della Chiesa. Alla fine del XVI secolo furono occupate dalla famiglia Savelli che le governarono per un lungo periodo. Agli inizi del ‘500 erano, insieme a Torri, un feudo degli Orsini che le tennero fino alla scomparsa del casato. Così, nel 1728 passarono alla Camera Apostolica quando, e anche qui si va per ipotesi, la fortezza di Rocchettine risultava già abbandonata. Infatti, da un certo punto in poi, presumibilmente nel corso del XVII secolo, le vicende parallele che interessarono le due fortezze iniziarono a divergere profondamente. Rocchette da centro essenzialmente fortificato diventa man mano centro rurale pur conservando il tessuto originario con i muraglioni che cadevano a strapiombo sulla valle sottostante e la via d’accesso principale che entrava nell’abitato tramite una porta d’ingresso. Rocchettine mantiene meglio conservate le sue fortificazioni originarie, ma subisce un graduale abbandono. Successivamente, intorno alla rocca abbandonata sorgerà un piccolo nucleo di case che ben presto subirà un progressivo spopolamento. Da questo periodo in poi le già scarse notizie sulle vicende di Rocchettine diventano praticamente nulle, come se la fortezza fosse scomparsa dal novero sia storico che geografico. Dobbiamo fare un consistente balzo temporale e giungere all’età moderna per ritrovare documenti che ci informano delle sorti di questo affascinante luogo. Così, i le notizie ci portano nel novembre del 1817 quando, in seguito ad un’opera di riorganizzazione dell’area Sabina, il Cardinal Consalvi con un decreto assegna al comune di Torri in Sabina il territorio in cui ricadono sia Rocchette che Rocchettine.
La visita al sito
La fortificazione di Rocchettine ci appare ora come un tempo, a guardia della via di comunicazione che collegava la città di Rieti alla valle del Tevere e quindi a Roma. Ovviamente ora i traffici commerciali viaggiano su altre direttrici ma Rocchettine conserva ancora quella severa austerità tipica delle più grandi fortificazioni medievali. Così, non appena si varca la porta d’accesso al borgo fortificato, sembra proprio di immergersi nel cuore del medioevo. Prima di descrivere la fortezza bisogna tener presente che quando questa era già in stato di abbandono intorno ai muraglioni sorsero in ordine sparso alcune case di cui ora rimangono solo le rovine. Di queste case però una in particolare desta un certo interesse. Osservando la sua struttura si potrebbe pensare che la sua edificazione risalga intorno alla fine del XVII secolo o agli inizi del XVIII e, avendo all’ingresso un portico di ottima fattura, si potrebbe pensare che sia appartenuta ad una famiglia benestante. La fortezza invece, adagiata su un colle in declivio che sporge sulla gola scavata dal Fiume Laia, presenta sul lato sud una grande torre circolare ad ampia scarpa edificata insieme ad altre presumibilmente durante il dominio dei Savelli. A questo periodo risalirebbero anche le modifiche apportate alle mura munite di mensole e feritoie concepite a puro scopo difensivo. Nel lato che da verso nord è possibile notare una torre a base quadrata risalente alla prima fase di costruzione del fortilizio. Questa torre si presenta inglobata alla successiva cinta muraria ma ci fa ben capire quale fosse la struttura del primitivo “castrum” al tempo della sua
fondazione. Della struttura originaria, comunque, ad esclusione della torre quadrata, è rimasto ben poco; risale infatti al periodo dei Savelli anche la porta d’ingresso al borgo e la costruzione adiacente il muraglione del lato occidentale. Nei pressi del complesso fortificato troviamo la grande Chiesa di San Lorenzo che però ci appare completamente trasformata dopo i lavori di ricostruzione eseguiti nel corso del ‘700. La struttura della chiesa, confusa tra le altre costruzioni del borgo, è stata fortemente rimaneggiata nel corso dei secoli e presenta quindi elementi di diverse epoche storiche. Due esempi che balzano subito ai nostri occhi sono il piccolo campanile che si erge sopra la chiesa e la facciata della chiesa stessa, ricostruita con uno stile che ricorda il tardo barocco. Se si esclude la chiesa, tutto il complesso, è stato costruito con materiali reperiti in loco, come la pietra calcarea, tipica dell’area Sabina e di tutto l’Appennino Centrale. Infatti, la grande torre circolare e i muraglioni, si stagliano ancora maestosi tra il cielo e i boschi che circondano questa affascinante fortezza perduta.
Curiosità
Tanti perchè
Dopo aver visionato e riveduto le documentazioni riguardanti la fondazione e la storia di Rocchettine ci siamo resi subito conto che avevamo, nel mosaico degli avvenimenti, molte zone d’ombra e pochi punti di luce. Molte domande inoltre sono rimaste senza alcun tipo di risposta. Una fra tutte è: chi ha veramente costruito le fortezze di Rocchette e Rocchettine? Come mai la prima, chiamata un tempo Rocca Bertalda è rimasta popolata e la seconda, chiamata Rocca Guido-nesca è rimasta completamente disabitata nonostantela vicinanza dei due centri? Ci chiediamo anche perché le successive abitazioni sorte intorno al fortilizio sono state a loro volta abbandonate. Un’atra domanda che potremmo porre è: come mai le stesse notizie storiche ci sono pervenute frammentate e discordanti? Insomma, forse non siamo stati abbastanza risoluti nel trovare notizie adeguate per fornire un quadro storico soddisfacente? Oppure non esistono documenti sufficienti per ricostruire la storia di questi due centri? Resta il fatto che molti degli avvenimenti che hanno riguardato queste due fortezze sono ancora immersi nel mistero e forse non riusciremo mai a sapere con esattezza come si sono svolti i fatti e come sono giunte così, come le vediamo, fino ai nostri giorni.
TORRI IN SABINA
Il territorio di Torri in Sabina è ricco di testimonianze storiche. Questa abbondanza è dovuta al fatto che Torri in epoca romana era un importante municipium (Forum Novum) dove tra l’altro, secondo un’antica leggenda avrebbe soggiornato e predicato San Pietro. In epoca medievale faceva parte dei “castra specialia” della Chiesa, fortificato e munito di un sistema difensivo molto efficiente. La testimonianza più rilevante dell’importanza che assunse Torri in epoca sia romana che medioevale è data dalla presenza dell’antichissima Chiesa di Santa Maria in Vescovio che fu la cattedrale dei Sabini fino al XV secolo. Realizzata presumibilmente tra l’VIII e il XIII secolo, la chiesa sorge in località Vescovio (dove sorgeva Forum Novum) in una zona pianeggiante punteggiata di ruderi e cipressi. La struttura presenta un bellissimo campanile che si sviluppa su cinque ordini; la pianta è a croce latina ad unica navata e le pareti sono abbellite da affreschi del XIII secolo raffiguranti storie dell’Antico e del Nuovo Testamento. La cripta, rimasta per molto tempo interrata, fu costruita su una precedente chiesa a sua volta edificata su una struttura di origine romana. Nei pressi della chiesa, adagiati su un’altura sorgono i resti del Convento costruito nel XVI secolo la cui funzione era quella di custodire la Cattedrale e renderla sempre officiata. Nel centro storico di Torri in Sabina, dove sono ancora visibili le fortificazioni difensive munite di torrioni, sorge la Collegiata di San Giovanni Battista che conserva al suo interno un prezioso fonte battesimale risalente al VII secolo e alcune pregevoli tele. Oltre alla Collegiata un’altra importante Chiesa è quella dedicata a San Nicola di Bari che accoglie tra le sue mura rilevanti opere artistiche come l’affresco che raffigura la “Madonna che stende le braccia protettrici sui confratelli della Confraternita del Gonfalone”. Altro monumento importante a Torri è il castello, munito di un grande sistema difensivo, la cui fondazione risalirebbe intorno alla metà del XIII secolo. Da visitare è inoltre il Museo Territoriale Agro Foronovano. Tra gli eventi di Torri in Sabina possiamo ricordare la Festa di Sant’Antonio Abate che ricade nel mese di gennaio dove avviene la benedizione degli animali e degli attrezzi agricoli e la festa della Beata Vergine (settembre) con una solenne processione per le vie del paese. Tra gli appuntamenti gastronomici possiamo ricordare la mostra di prodotti locali e l’offerta di piatti tipici nel corso della manifestazione “Torna a rivivere” che si svolge nel mese di giugno. A proposito di piatti tipici è da ricordare il “Fallone” di Torri nato dalla povera cucina contadina e diventato ora un piatto semplice e gustoso da consumare in ogni occasione.